Il numero inaugurale di Status_Quo, il magazine di Cuiprodest sui temi chiave della politica e dell’impresa raccontati dai loro protagonisti, contiene un’intervista a Marco Cossolo, Presidente di Federfarma, sul ruolo delle farmacie e dei farmacisti durante la pandemia e sull’evoluzione della professione determinata dall’implementazione della “Farmacia dei servizi” e dalla consegna a domicilio dei farmaci.
La pandemia Covid-19 ha rappresentato un durissimo banco di prova per il nostro Sistema Sanitario Nazionale, evidenziandone luci ed ombre.
Seppure in una situazione del tutto straordinaria, qualche elemento di riflessione è emerso e con esso qualche cambiamento è stato apportato in particolare nella gestione e nell’erogazione dei servizi ai cittadini.
La difficoltà a muoversi, la condizione relativa alla distanza da mantenere, l’impossibilità a frequentare con facilità ospedali, studi medici e altri luoghi come le farmacie hanno fatto in modo che l’innovazione diventasse protagonista nel settore della sanità. L’innovazione unita alla digitalizzazione hanno consentito lo sviluppo di servizi come la dematerializzazione delle ricette, l’utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico, un primissimo utilizzo dei sistemi di telemedicina e la possibilità di ricorrere a servizi di consegna a domicilio dei farmaci.
Il Presidente di Federfarma, Marco Cossolo, ci ha aiutato a comprendere più nello specifico come il Covid-19 abbia realmente cambiato non solo le nostre abitudini ma anche le modalità di erogazione di alcuni servizi.
Durante la fase pandemica le farmacie hanno avuto un ruolo chiave nel fronteggiare il virus, anche offrendo servizi e prestazioni nuove rispetto alla propria storia (si pensi ai tamponi o alla somministrazione dei vaccini): conclusa la fase emergenziale, cosa resta dell’esperienza vissuta?
La pandemia ha mostrato in modo tangibile come siano cambiate le priorità da perseguire in tema di salute e come oggi sia imprescindibile essere al passo con le esigenze della società, lanciando nuove sfide sul tema della salute.
Sono convinto che alla base di questa tendenza ci sia la volontà, da parte del cittadino, di coltivare e mantenere una relazione diretta con il farmacista, anche e soprattutto in ragione del rapporto umano e di fiducia che spesso si instaura. Come testimoniato dall’esperienza pandemica, il farmacista rappresenta un importante punto di riferimento per la popolazione grazie alla sua capacità di accogliere, ascoltare e orientare il cittadino verso le soluzioni più adatte alle sue esigenze. Pensiamo ad esempio all’attività di farmacovigilanza e di monitoraggio dell’aderenza alla terapia che segue l’erogazione di un medicinale, o ai consigli sul corretto utilizzo del farmaco dispensato. Questi sono servizi molto importanti per contrastare fenomeni come l’antimicrobico resistenza o la banalizzazione del farmaco, sempre più diffusi a livello nazionale e globale.
All’interno di questo processo evolutivo, le farmacie hanno svolto e svolgono tuttora un ruolo chiave: durante l’emergenza sanitaria hanno accelerato il processo di attuazione della “Farmacia dei Servizi”, introdotta nell’ordinamento nazionale nel 2009 ma che solo negli ultimi anni ha trovato ampia e più capillare diffusione. L’esperienza pandemica è stata infatti l’occasione per le farmacie di somministrare test antigenici rapidi per lo screening del Covid-19 – ricordo che i 2/3 dei test complessivamente somministrati sono stati effettuati in farmacia – e vaccini. Di fronte alle barriere di isolamento dei presidi medici e ospedalieri, i cittadini hanno potuto trovare proprio nelle farmacie un luogo sanitario dove ricevere informazioni, consigli e assistenza. Queste attività hanno evidenziato il ruolo delle farmacie come anello di congiunzione tra i cittadini e il SSN – ruolo che si sta rafforzando ulteriormente grazie al rapido sviluppo dei servizi di telemedicina: sono oltre 8000 le farmacie che erogano prestazioni come spirometria, Holter ed ECG e in alcune regioni sono stati avviati anche servizi di teleconsulto e televisita. È anche a questo che ci riferiamo quando identifichiamo la nuova farmacia con il primo presidio sanitario di prossimità territoriale, capillare e insostituibile.
La pandemia ha creato nuovi stili di vita incrementando notevolmente la quantità e la varietà di beni che vengono ordinati a domicilio. Qual è il punto di vista di Federfarma sulla consegna di farmaci a domicilio?
La consegna dei farmaci a domicilio è un servizio complementare che le farmacie italiane offrono già da prima della pandemia. Ogni giorno circa 150 cittadini soli, impossibilitati a recarsi in farmacia, per disabilità o gravi malattie, si rivolgono al numero verde nazionale gestito da Federfarma per la consegna gratuita a domicilio dei medicinali di cui hanno bisogno. Durante il Covid, la necessità di recapitare i farmaci direttamente nelle case è aumentata esponenzialmente, e nel periodo del primo lockdown tra marzo e maggio 2020 siamo arrivati a circa 60mila chiamate a settimana.
Per far fronte a questi bisogni, Federfarma ha siglato un accordo con la Croce Rossa Italiana, rimasto in vigore fino al 31 dicembre 2022, per la consegna a domicilio anche ai pazienti Covid. Inoltre, il servizio di consegna dei farmaci a domicilio è stato implementato recentemente per far fronte alla crisi seguita alla drammatica alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna. Un ulteriore segnale della stretta connessione tra le farmacie italiane e il territorio.
Ricetta elettronica, vendita a distanza di farmaci, consegna a domicilio: c’è il timore di indebolire il rapporto classico tra farmacista e cittadino?
Non credo che il legame tra farmacista e cittadino possa vivere un momento di crisi da qui al prossimo futuro. La vendita dei farmaci online è un servizio che non ha fatto molta presa sui cittadini, perché le persone preferiscono ancora venire fisicamente in farmacia o, quando sono impossibilitate, rivolgersi ai farmacisti per la consegna dei medicinali a domicilio.
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