Il numero inaugurale di Status_Quo, il magazine di Cuiprodest sui temi chiave della politica e dell’impresa raccontati dai loro protagonisti, contiene un’intervista a Mila De Iure, Direttrice generale di Assoram, sul tema della distribuzione dei farmaci.
ASSORAM è l’associazione nazionale che rappresenta oltre 100 aziende della distribuzione e dei servizi nel settore healthcare dei prodotti farmaceutici, parafarmaceutici, cosmetici e dei dispositivi medici e sanitari, ed è quindi il riferimento nazionale in tema di distribuzione. Anche su questo si confronteranno Istituzioni e filiera health alla 58° Assemblea di ASSORAM “Distribuire salute: la logistica che abbatte le barriere”, che si terrà il 21 giugno 2023 presso la Sala Capranichetta dell’Hotel Nazionale in Piazza di Monte Citorio a Roma. A tal proposito, abbiamo posto alcune domande alla Direttrice generale Mila de Iure.
Dottoressa De Iure, nella passata legislatura era stata avviata un’indagine conoscitiva sulla distribuzione dei farmaci che poi si è interrotta come la legislatura stessa. Quali temi sono rimasti in sospeso?
L’iniziativa parlamentare della scorsa legislatura partì dal presupposto che, a fronte del risparmio derivante dalla minore spesa per l’acquisto dei farmaci, le strutture pubbliche sostenessero notevoli costi sommersi che, sostanzialmente, annullerebbero il presunto risparmio. L’Indagine ha voluto approfondire i processi della «distribuzione diretta» e della «distribuzione per conto» del farmaco, verificando l’efficacia, l’efficienza e l’economicità di tali processi. Dalle audizioni ascoltate alla Camera furono diverse le criticità segnalate, tra cui le variabili regionali derivanti da accordi tra le regioni e le farmacie, che sono caratterizzati da diverse scelte organizzative e di gestione che influenzano anche i costi del servizio distributivo e le remunerazioni agli attori della filiera.
Emersa nella prima fase della pandemia per i differenti obblighi di comportamento tra le regioni, la disomogeneità normativa e amministrativa nell’ambito della sanità regionale era una complessità ben nota ai distributori dei prodotti della salute. Questi operatori si ritrovano a viaggiare tutti i giorni lungo i confini geografici e regolatori dei venti Sistemi Sanitari esistenti al fine di garantire il rifornimento continuo e sicuro di prodotti essenziali per soddisfare il benessere della società. Relativamente al comparto che ASSORAM rappresenta, le divergenze amministrative impattano sull’operatività delle aziende, aggravando i processi non solo in termini temporali ma anche di costo. Quindi, le differenze operative e amministrative esistenti tra le Regioni nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale e in alcuni casi delle regole dell’health supply chain italiana rispetto al resto d’Europa sono certamente criticità da affrontare con tempestività. Le aziende del nostro comparto hanno necessità di liberare risorse per investire in qualità, senza eccessivi appesantimenti burocratici e normativi oltre quelli necessari alla totale sicurezza di prodotti e processi. La nostra qualità non può subire interruzioni dalla produzione alla dispensazione, visto che abbiamo a che fare con la salute del cittadino paziente.
Quali sono le sfide o le novità del settore rappresentato da ASSORAM?
Come soprammenzionato, le differenze operative e amministrative esistenti tra le Regioni nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale rappresentano una vera e propria sfida del nostro settore, ma certamente non l’unica. Gli ultimi venti anni hanno visto una lenta ma progressiva trasformazione della filiera, ad esempio abbiamo assistito a una costante digitalizzazione e a un progressivo impegno da parte delle istituzioni europee nell’armonizzazione delle direttive degli Stati membri in tema ESG, a cui ha dato nuovo impulso anche l’emergenza sanitaria da Covid-19.
Nonostante la forte pressione a cui è stata sottoposta, la nostra filiera ha reagito bene, garantendo la consegna regolare di farmaci, dispositivi medici e di tutti i prodotti necessari ai canali farmacia e ospedaliero. Tutto ciò è stato possibile a fronte di cospicui investimenti sul fronte della sicurezza, automazione e digitalizzazione dei processi. Tuttavia l’integrazione delle tecnologie di Supply Chain Management all’interno dei processi aziendali è fine a sé stessa se non mira anche alla condivisione del dato con gli altri attori della catena della distribuzione, necessaria in un comparto come quello health dove le aziende sono legate da una fitta rete di connessioni e relazioni commerciali con un elevato numero di fornitori. Una filiera collaborativa è l’unica ricetta che tuteli i singoli anelli della catena e il paziente.
Di pari passo con l’impegno profuso nella digitalizzazione delle imprese, le istituzioni europee hanno compiuto numerosi sforzi regolatori per uniformare la normativa di settore dei singoli Stati membri. Si tratta di un processo in continua evoluzione, che vede l’Italia scontare alcuni ritardi: basti pensare al certificato GDP – Good Distribution Practice, la patente di qualità del distributore condivisa a livello EMA, a cui le aziende italiane si sono già conformate nonostante l’Italia da 10 anni non abbia ancora formalmente recepito la Direttiva. Anche il processo di serializzazione dei farmaci, rinviato per l’Italia al 2025 per via dell’evoluto sistema nazionale di tracciabilità, evidenzia una eccessiva lentezza nelle attività di elaborazione del sistema nazionale che dovrà dialogare con l’Hub europeo a cui è connessa la quasi totalità degli altri Stati membri già dal 2019.
Eventuali novità relative all’ultimo miglio, all’atto della dispensazione, come impatterebbero sul settore rappresentato?
Stando ai dati del Report Mediobanca sulle farmacie (2022), a livello europeo l’e-commerce farmaceutico è stimato in 20 miliardi di euro, con attese di crescita al 2027 pari al 18% medio annuo.
Secondo il report, nel nostro Paese il numero di esercizi autorizzati alla vendita online di medicinali non prescription è cresciuto dal 2016 a ritmi del 36,5% medio annuo e anche il giro d’affari, attestato nel 2021 a 437 milioni, risulta in crescita del 14,1% sui 383 milioni del 2020 che a loro volta segnavano un incremento di oltre il 66% dai 230 milioni del 2019. Tra il 2021 e il 2019 la crescita è stata quindi del 90%.
Questo trend positivo registrato nell’utilizzo del mercato online e della home delivery quale modalità di consegna comporta un progressivo aumento del traffico merci, che ha un impatto importante in termini di emissioni di CO2. ASSORAM, nell’ambito del suo impegno sul fronte ESG, sta approfondendo anche il tema del peso ambientale del trasporto di questi volumi. Per raggiungere la Net Zero Carbon Emission occorrerebbe gestire al meglio i flussi logistici ricorrendo alle tecnologie più innovative che consentano anche la programmazione di percorsi di consegna più sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale e investire nella e-mobility. L’impiego di veicoli green anche per l’ultimo miglio può significare maggiore efficienza, ottimizzazione dei costi e migliore gestione degli spostamenti.
Dobbiamo quindi prendere atto che gli investimenti nella digitalizzazione e transizione green saranno sempre più necessari per far fronte alle sfide globali. In tal senso, ASSORAM osserva, informa e lavora costantemente sulle criticità di un comparto, quello distributivo e del trasporto, sempre più strategico da cui transita la quasi totalità dei prodotti del canale farmacia, parafarmacia, ospedaliero e home delivery.
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