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Intervista a Federico Vitali per Status_Quo

By News

Il numero di settembre 2023 di Status_Quo, il magazine di Cuiprodest sui temi chiave della politica e dell’impresa raccontati dai loro protagonisti, contiene un’intervista a Federico Vitali, Vicepresidente di FAAM.

Abbiamo posto al Cavalier Vitali alcune domande su temi inerenti i fondi IPCEI e la supply chain del litio, con le sue ripercussioni geopolitiche.

Dalle batterie per i prodotti di elettronica di consumo all’automotive, il litio rappresenta il prerequisito indispensabile della transizione energetica e il minerale critico che riveste il ruolo più dirimente nell’economia e nelle relazioni strategiche tra Occidente e paesi asiatici, disegnando nuovi equilibri geopolitici e imponendo nuovi rapporti di forza tra potenze sullo scacchiere globale.

La crescita esponenziale di una domanda globale sempre più difficile da soddisfare determina un aumento dei prezzi riconducibile spesso al costo ingente delle estrazioni. Protagonisti della “corsa all’oro bianco”, gli estrattori di terre rare si elevano così allo status di “compagnie petrolifere del futuro”, in una contesa a cui partecipa un numero estremamente ristretto di players, in grado di controllare tanto la supply chain della materia prima quanto il mercato delle batterie al litio su scala mondiale.

A guidare la classifica relativa alle estrazioni sono Australia e Cile – che in totale detengono oltre il 70% del mercato – seguiti al terzo posto dalla Cina, che tuttavia è leader indiscussa nella produzione di celle di batterie al litio, con il 77% del mercato.

Al fine di approfondire il tema, con particolare attenzione alla risposta delle istituzioni europee al fenomeno, abbiamo rivolto alcune domande a Federico Vitali, Vicepresidente di FAAM, storica azienda fondata nel 1974 e oggi leader nella produzione di batterie al litio in Italia, proprietaria di stabilimenti produttivi all’avanguardia, tra cui due gigafactory a Teverola, in provincia di Caserta.

Cavalier Vitali, a quali rischi commerciali e politici si espongono Italia ed Europa, alla luce della forte dipendenza dalla supply chain di Paesi extracomunitari per l’approvvigionamento della materia prima e la produzione di batterie al litio?

I rischi sono notevoli, e l’Italia e l’Europa debbono assolutamente attrezzarsi, nella maniera più adeguata, per ridurli al minimo. Questi rischi includono:

Instabilità geopolitica: le tensioni politiche tra le nazioni e i cambiamenti nella politica commerciale dei Paesi fornitori possono influenzare la disponibilità e i prezzi delle materie prime, mettendo a repentaglio la continuità della produzione.

Fluttuazioni dei prezzi delle materie prime: se si lascia che gli asiatici detengano il controllo esclusivo delle materie prime necessarie per la produzione di batterie al litio, le fluttuazioni dei prezzi avranno seri impatti sui costi di produzione in Italia e in Europa.

Vulnerabilità delle catene di approvvigionamento lunghe, che possono essere sensibili a interruzioni, ritardi nella consegna e problemi logistici, aumentando il rischio di interruzioni nella produzione.

Sovranismo economico: l’Europa potrebbe diventare vulnerabile alle politiche economiche di altri Paesi se non investe in una maggiore indipendenza della sua supply chain. Per questo, sia a livello nazionale che comunitario, serve un forte impegno verso una filiera europea per le materie prime, che tra l’altro possono e debbono essere recuperate attraverso un efficace sistema di economia circolare.

Allo stato attuale, dunque, come si possono valutare gli strumenti adottati dall’Unione Europea per raggiungere un livello adeguato di indipendenza della supply chain?

A oggi, l’Unione Europea ha compiuto progressi significativi nell’adozione di misure per ridurre la dipendenza dalla supply chain extracomunitaria. Il fondo IPCEI (Important Projects of Common European Interest) rappresenta un passo importante verso questo obiettivo, promuovendo investimenti e collaborazioni per sviluppare l’intera filiera delle batterie al litio in Europa. Tuttavia, quanto fatto va ritenuto solo un valido avvio, infatti serve continuare sulla strada intrapresa per realizzare una filiera efficace e competitiva. Come FAAM – SERI Industrial, ci stiamo impegnando con i nostri progetti a Teverola: Teverola 1, che ha una capacità produttiva di 350 MGW, dove sono già in produzione celle LFP water based e, grazie a IPCEI, abbiamo avviato la realizzazione di Teverola 2, una gigafactory che avrà una capacità produttiva di 8,5 GW con incluso impianto di riciclo. In questi progetti metteremo a frutto l’esperienza maturata e continueremo a cercare nuove opportunità di apprendimento e miglioramento. A tal fine, riteniamo fondamentale il patrimonio di competenze umane disponibili, finora di grande valore, ma che deve continuamente adeguarsi con conseguente forte investimento; per questo motivo, le aziende dovrebbero ricevere tutto il sostegno possibile dall’UE attraverso opportuni strumenti diretti.

L’indipendenza della supply chain europea è sicuramente il primo e più importante traguardo da raggiungere. Tuttavia, in chiave ancor più strategica, possiamo ritenere le sopraccitate politiche comunitarie adeguate anche allo scopo di ridurre l’imponente divario che ci separa dai principali player del settore, quali Cina e Stati Uniti?

Alcune politiche adottate, tra cui il già menzionato fondo IPCEI, sono certamente attuate al fine di ridurre il suddetto divario. Ora, tuttavia, è necessario proseguire sulla strada intrapresa per finanziare la realizzazione delle infrastrutture necessarie, oltre che la formazione del capitale umano – tema, questo, che ci vede in forte ritardo rispetto ai Paesi asiatici. In sintesi, l’Europa sta registrando progressi notevoli, ma ci sono ancora molte sfide da affrontare. Gli strumenti attuali sono un passo nella giusta direzione, ma il loro successo richiederà tempo e impegno continui nel promuovere la produzione e l’innovazione necessarie.