Il nostro managing partner Giuseppe Volpe ai microfoni di Rai Parlamento per il servizio dedicato alla ricerca del Centro studi di Cuiprodest sul primo anno di attività parlamentare della XIX Legislatura.
Un’enorme soddisfazione, indice della qualità dello studio prodotto e dimostrazione che l’approfondimento metodico di tematiche importanti incontra sempre un pubblico di alto livello.
La ricerca consta di un’analisi quantitativa dell’attività svolta da Governo e Parlamento nel primo anno dell’attuale legislatura – la prima con numero di parlamentari ridotto dalla recente riforma costituzionale – e di una comparazione con quanto realizzato durante lo stesso arco di tempo nella legislatura precedente.
– Sen. Alberto Balboni (FdI), Presidente Commissione Affari Costituzionali
– Sen. Lucio Malan (FdI), Presidente gruppo parlamentare
– Sen. Massimiliano Romeo (Lega), Presidente gruppo parlamentare
– Sen. Andrea Giorgis (PD), Capogruppo in Commissione Affari Costituzionali
– Sen. Licia Ronzulli (FI), Presidente gruppo parlamentare
– Giuseppe Volpe, managing partner di Cuiprodest
– Paola Cirilli, partner di Cuiprodest e direttrice del Centro studi
La ricerca consta di un’analisi quantitativa dell’attività svolta da Governo e Parlamento nel primo anno dell’attuale legislatura – la prima con numero di parlamentari ridotto dalla recente riforma costituzionale – e di una comparazione con quanto realizzato durante lo stesso arco di tempo nella legislatura precedente.
In sede di presentazione, i dati risultanti dalla nostra analisi hanno ispirato un dibattito prolifico su alcune questioni dirimenti per la nostra democrazia, le cui voci sono raccolte nel servizio del TG.
In sede di presentazione, i dati risultanti dalla nostra analisi hanno ispirato un dibattito prolifico su questioni dirimenti per la nostra democrazia: la riduzione del numero dei Parlamentari, le riforme costituzionali, le ipotesi di “premierato”, lo stato attuale del nostro bicameralismo.
La nostra più sincera gratitudine va a tutti i relatori, agli ospiti e alla stampa – in particolar modo al Senatore Balboni per aver promosso con entusiasmo la nostra iniziativa.
Martedì 3 ottobre 2023, presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato della Repubblica, Cuiprodest ha presentato la ricerca “Il primo anno della XIX Legislatura: dati e analisi comprata” condotta dal suo Centro studi. Sono intervenuti:
– Sen. Alberto Balboni (FdI), Presidente Commissione Affari Costituzionali
– Sen. Lucio Malan (FdI), Presidente gruppo parlamentare
– Sen. Massimiliano Romeo (Lega), Presidente gruppo parlamentare
– Sen. Andrea Giorgis (PD), Capogruppo in Commissione Affari Costituzionali
– Sen. Licia Ronzulli (FI), Presidente gruppo parlamentare
– Giuseppe Volpe, managing partner di Cuiprodest
– Paola Cirilli, partner di Cuiprodest e direttrice del Centro studi
La ricerca consta di un’analisi quantitativa dell’attività svolta da Governo e Parlamento nel primo anno dell’attuale legislatura – la prima con numero di parlamentari ridotto dalla recente riforma costituzionale – e di una comparazione con quanto realizzato durante lo stesso arco di tempo nella legislatura precedente.
L’analisi comparata è stata elaborata prendendo in considerazione tutte le proposte di legge, individuando e suddividendo i provvedimenti in 16 aree tematiche e per i Gruppi parlamentari che li hanno presentati e ponderando l’attività al numero dei parlamentari risultante dalla riforma costituzionale.
Dalla ricerca emergono le principali differenze nella produzione legislativa durante il primo anno di XIX e XVIII legislatura, sia in termini meramente quantitativi (numero di provvedimenti approvati e tasso di conversione in legge) che tematici (aree di maggiore attività per il Parlamento e per ciascun Gruppo, Gruppi più attivi sui singoli temi).
Si prosegue rilevando le divergenze di ruolo e peso legislativo dei Governi Meloni e Conte I, ponendo a confronto il numero di voti di fiducia, il numero di Disegni di legge e Decreti legge presentati e le differenze nella speranza di divenire legge dello Stato per le proposte presentate dal Governo e per quelle presentate dai parlamentari.
In sede di presentazione, i dati risultanti dalla nostra analisi hanno ispirato un dibattito prolifico su questioni dirimenti per la nostra democrazia: la riduzione del numero dei Parlamentari, le riforme costituzionali, le ipotesi di “premierato”, lo stato attuale del nostro bicameralismo.
A tal proposito, ringraziamo tutti i relatori, gli ospiti e la stampa – in particolar modo il Senatore Balboni, per aver promosso con entusiasmo la nostra iniziativa.
Martedì 3 ottobre 2023 alle ore 12:00 presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato della Repubblica in Piazza Madama 11, Roma, si terrà la conferenza stampa di presentazione della ricerca “Il primo anno della XIX Legislatura: dati e analisi comprata” del Centro Studi di Cuiprodest, promossa dal Senatore Alberto Balboni.Interverranno:
–Sen. Alberto Balboni (FdI), Presidente Commissione Affari Costituzionali
– Sen. Lucio Malan (FdI), Presidente gruppo parlamentare
– Sen. Massimiliano Romeo (Lega), Presidente gruppo parlamentare
– Sen. Andrea Giorgis (PD), Capogruppo in Commissione Affari Costituzionali
– Sen. Stefano Patuanelli (M5S), Presidente gruppo parlamentare
– Sen. Licia Ronzulli (FI), Presidente gruppo parlamentare
La ricerca consta di un’analisi quantitativa dell’attività svolta da Governo e Parlamento nel primo anno dell’attuale legislatura – la prima con numero di parlamentari ridotto dalla recente riforma costituzionale – e di una comparazione con quanto realizzato durante lo stesso arco di tempo nella legislatura precedente.
L’analisi comparata è stata elaborata prendendo in considerazione tutte le proposte di legge, individuando e suddividendo i provvedimenti in 17 aree tematiche e per i Gruppi parlamentari che li hanno presentati e ponderando l’attività al numero dei parlamentari risultante dalla riforma costituzionale.
Dalla ricerca emergono le principali differenze nella produzione legislativa durante il primo anno di XIX e XVIII legislatura, sia in termini meramente quantitativi (numero di provvedimenti approvati e tasso di conversione in legge) che tematici (aree di maggiore attività per il Parlamento e per ciascun Gruppo, Gruppi piùattivi sui singoli temi).
Si prosegue rilevando le divergenze di ruolo e peso legislativo dei Governi Meloni eConte I, ponendo a confronto il numero di voti di fiducia, il numero di Disegni di legge e Decreti leggepresentati e le differenze nella speranza di divenire legge dello Stato per le proposte presentate dal Governo e per quelle presentate dai parlamentari.
A introdurre la ricerca Paola Cirilli, direttrice del Centro Studi e partner di Cuiprodest, con dibattito moderato da Giuseppe Volpe, managing partner di Cuiprodest.
La partecipazione all’evento, per giornalisti e ospiti, è contingentata alla capienza della Sala e accordata previo accredito. Inoltre, l’accesso alla Sala Caduti di Nassirya presso il Senato è vincolato a un abbigliamento consono per le donne e all’obbligo di giacca e cravatta per gli uomini.
Per accrediti, entro e non oltre lunedì2 ottobre:
Daniele Venanzi, Responsabile comunicazione e relazioni esterne di Cuiprodest
Chi saranno i prossimi Presidenti di Camera e Senato?
A pochi giorni dall’avvio della XIX legislatura, l’elezione del presidente di Camera e Senato rappresenta uno degli adempimenti cui sono chiamati deputati e senatori durante la prima riunione delle nuove Camere. Si tratta di un appuntamento cruciale che potrebbe offrire preziose indicazioni politico-istituzionali, innanzitutto sui rapporti tra la futura maggioranza di governo di destra-centro e le opposizioni nonché all’interno della prima.
Numeri alla mano, l’ampia maggioranza incassata dal centrodestra al senato lascia infatti prevedere che già al primo scrutinio sarà eletto il nuovo presidente, dove al primo e secondo scrutinio è richiesta la maggioranza assoluta dei componenti (cioè 101 voti a fronte di una maggioranza che può contare su 115).
È noto che entrambi i regolamenti cercano di favorire, almeno nei primi scrutini, la convergenza delle forze politiche su un candidato condiviso. Questo vale soprattutto alla Camera, dove per eleggere il nuovo Presidente occorre la maggioranza dei due terzi dei componenti al primo scrutinio (cioè 267 voti su 400) e quella dei voti al secondo e terzo. Entrambi quorum irraggiungibili per la nuova maggioranza, che può contare su 237 seggi.
L’elezione del Presidente del Senato nel tempo
A differenza della camera, il presidente del senato è stato quasi sempre un esponente della maggioranza parlamentare. Ciò non significa che venisse meno l’autonomia di questa carica dalla maggioranza di governo contingente. Tra il 1948 e il 1953 la carica venne ricoperta da senatori dei partiti laici alleati con la Democrazia cristiana. Nei 14 anni successivi, tra il 1953 e il 1967, la seconda carica dello stato è stata ricoperta ininterrottamente da Cesare Merzagora, indipendente eletto con la Dc e nel ’63 nominato senatore a vita.
Anche successivamente, fino al 1987, la guida del senato è stata ricoperta da eletti con la Dc, il partito di maggioranza relativa. In questi primi 40 anni di storia repubblicana il presidente del senato era comunque sempre eletto al primo scrutinio, in diversi casi con maggioranze molto più ampie del quorum stabilito. Ciò è particolarmente vero tra gli anni ’70 e ’80, quando la guida dell’altro ramo era assegnata all’opposizione. Ma anche in precedenza il nome scelto poteva essere frutto di un accordo ampio tra le forze politiche. Enrico De Nicola venne eletto nel 1951 con il 93% dei voti, Cesare Merzagora nel 1963 con il 75%.
Nel 1987 si è interrotta la consuetudine che voleva il presidente sempre eletto al primo scrutinio. Da allora, su 9 elezioni che si sono tenute, in 6 casi la votazione ha dovuto essere ripetuta per raggiungere il risultato. In 2 occasioni solo il ballottaggio al quarto scrutinio ha sbloccato la situazione. Si tratta dell’elezione di Scognamiglio (Fi) nel 1994, candidato di centrodestra eletto con 162 voti contro i 161 raccolti nel centrosinistra da Spadolini. E poi di quella di Pietro Grasso (Pd) nel 2013, candidato di centrosinistra eletto con 137 voti contro i 117 del candidato di centrodestra Schifani. Quest’ultima è stata l’elezione con la più bassa maggioranza nella storia del senato repubblicano (44%), dato l’alto numero di schede bianche e nulle (59 in totale).
Un caso particolare è quello avvenuto nel 2018. In questa occasione, infatti, non fu necessario arrivare al ballottaggio ma fu eletta come presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, esponente di Forza Italia (75,2% dei presenti e votanti). A questo nome a cui si arrivò a seguito di una trattativa tra la coalizione di centrodestra e il Movimento 5 stelle, forza maggiormente rappresentata in senato. Paradossalmente, a seguito della nascita del governo giallo-verde composto da Lega e M5s, il senato si ritrovò per la prima volta nella sua storia con una presidente espressione di un partito di opposizione.
Cosa succede dopo il voto? Quali sono le tappe previste per l’inizio di una nuova legislatura?
Ecco le tappe previste dal voto all’insediamento del nuovo Parlamento e del nuovo Governo.
Dalle urne, i passi che porteranno all’inizio di una legislatura sono diversi e verranno scanditi dalla consueta ritualità istituzionale. Prima della formazione di un nuovo esecutivo, deve comporsi un nuovo Parlamento.
A seguito del voto, la convocazione delle nuove Camere è fissata per giovedì 13 ottobre. Prima di allora, il 10 ottobre, i nuovi parlamentari svolgeranno le operazioni di registrazione, lasceranno una propria foto e dichiareranno il gruppo di appartenenza agli uffici delle camere.
Durante la prima seduta Camera e Senato eleggeranno i nuovi presidenti. Il regolamento di Montecitorio prevede che la votazione possa risolversi al primo e secondo scrutinio solo con l’assenso di due terzi dei componenti. Al terzo scrutinio si passa a due terzi dei votanti, mentre se si andasse al quarto scrutinio basterebbe la metà dei votanti per eleggere la persona che ricoprirà la terza carica dello Stato. Al Senato, invece, per avere un’elezione al primo o al secondo voto servirebbe il consenso della maggioranza dei componenti, al terzo voto basterebbe quella dei votanti. Se si andasse alla quarta votazione si procederebbe a fare un ballottaggio tra i due contendenti più votati al terzo scrutinio.
Una volta eletti i Presidenti d’Assemblea, iniziano le operazioni per la nomina del presidente del consiglio da parte del capo dello Stato. Sergio Mattarella potrebbe aprire le consultazioni, ricevendo i neoeletti presidenti delle camere, tra il 17 e il 20 ottobre.
La coalizione di centrodestra sarà la maggioranza che guiderà il nuovo esecutivo. Resta da sciogliere il nodo premier: alla prova del voto i partiti della coalizione dovrebbero indicare in Giorgia Meloni come capo dell’esecutivo. Si può pensare che sarà a lei che Mattarella offrirà il ruolo. In tal caso Meloni, sempre secondo il cerimoniale istituzionale, accetterà la nomina e, dopo un breve giro di consultazioni con le forze politiche, scioglierà la riserva e accetterà o meno l’incarico da capo di governo.
Anche se formalmente in carica, al nuovo esecutivo servirà il voto di fiducia delle due Camere per dirsi effettivamente operativo e per dare avvio all’inizio di una nuova legislatura.
Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini è indagato per le vicede della nave Diciotti. Si sente parlare di Tribunale dei Ministri e già qualcuno pensa che sia un privilegio della casta: vediamo nella realtà cos’è e come funziona con una breve infografica (cliccare sul link in basso).
Il dibattito elettorale e le discussioni interne a partiti ed alleanze riverbera nei discorsi da bar ed allora “l’uomo della strada” chiede alla “casalinga di Voghera”:”Chi voti come Premier?”. D’altronde, se i partiti parlano apertamente di “candidato premier” ci sarà pure una domanda di chiarezza da parte dell’elettorato alla quale si risponde con un’offerta che è grafica e poco più.
In realtà, infatti, anche se alcuni partiti indicano fin dal proprio logo l’ambizione governativa del candidato di turno e anche se un partito come il Movimento 5 Stelle ha dichiarato apertamente quale sia il proprio candidato premier, gioverebbe ricordare che noi italiani non eleggiamo direttamente il Presidente del Consiglio.
Sembra un sofismo da addetti ai lavori, ma smontare il parallelismo front man della coalizione = candidato premier, depotenzierebbe e ridurrebbe a quello che effettivamente è la critica mossa recentemente, con maggiore o minore ferocia, ai Presidenti del Consiglio “non eletti” come Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi.
Che in Italia non si voti direttamente per il Presidente del Consiglio non è cosa così scontata per chi si reca alle urne, però dovrebbe esserlo ed in fondo non è un meccanismo così complesso da spiegare.
Noi, modestamente, lo abbiamo fatto in pochi secondi con la video-pillola che accompagna questo post.
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